"Donna non si nasce, si diventa" (Simone de Beauvoir)

lunedì 29 marzo 2010

L'Unità - Piccolo manuale dei Girotondi

Piccolo manuale dei Girotondi *
di Daria Colombo
Il disinvolto abbinamento del termine 'girotondi' alle 'camicie verdi di Bossi sul piede di guerra', le grottesche affermazioni di un autorevole esponente del governo alla trasmissione Ballarò a sostegno della tesi che i girotondi siano 'un movimento contro le istituzioni' , l'inevitabile confusione creata dalle semplificazioni giornalistiche (alcune in buona fede, altre faziose), impongono un chiarimento su ciò che realmente siano e non siano i girotondi. Per capire occorre rifarsi all'inizio, a circa un mese prima dell'ormai famoso 'urlo di Moretti'. Era in atto in quei giorni il tentativo da parte del ministro Castelli di rimuovere il giudice Brambilla dal processo Sme, primo dell'infinita serie di smaccati tentativi per vanificarne il corso (come ben evidenzia la modifica della legge sull'immunità, di questi giorni). Uno sparuto gruppo di amici milanesi indignati per quanto proposto ed imposto dal governo di Berlusconi in tema di giustizia, (ma anche informazione, salute, lavoro e scuola), decise che era giunto il momento di tentare di fare qualcosa. Dico la verità: quel tentativo era qualcosa che apparteneva più alla nostra coscienza che all'illusione di poter realmente contribuire a modificare la situazione, l'opposizione stessa ci appariva silente rispetto alla gravità di quanto stava accadendo. Come avremmo potuto noi, semplici dilettanti, equipaggiati solo di buone intenzioni incidere in qualche modo sulla vita politica del paese? L'idea che ci frullava nella testa era quella di una protesta che anche nella sua forma non potesse in alcun modo suscitare equivoci: qualcosa il più vicino possibile ad un 'abbraccio protettivo' di alcuni degli edifici simbolo della nostra Costituzione. Scegliemmo di tenerci per mano, forse per paura, forse perché solo tenendosi per mano si possono affrontare le battaglie già perse: nacque così l'idea del primo Girotondo per la Democrazia. Da lì un percorso noto a molti: le mail, le telefonate, la ricerca di adesioni altisonanti, le numerose fotocopie distribuite in tutta la città da amici e figli reclutati per la circostanza... E avvenne l'incredibile. Furono migliaia le mani che si unirono alle nostre, quel ventisette gennaio 2002, per 'proteggere' il Palazzo di Giustizia di Milano, mani di gente imprevista, professionisti, anziani, operai e casalinghe, gente per bene che non chiedeva niente per sé, ma che voleva semplicemente difendere il principio dell'autonomia della magistratura, diritto e garanzia della nostra Costituzione. Il risultato ci convinse a proseguire e così ritrovammo le stesse e molte altre persone per bene a Roma ed in numerose altre città ad 'abbracciare' con noi anche altri diritti: informazione, scuola, salute, fino al grandissimo abbraccio di piazza S.Giovanni… Sono perfettamente consapevole che contemporaneamente a noi, in tantissime altre case italiane tanti altri piccoli gruppi con il nostro medesimo senso di solitudine di abbandono e di rabbia stava tentando di trovare un modo per dire 'noi non ci stiamo': ne è esempio la imponente manifestazione dei professori di Firenze immediatamente precedente alla nostra e quasi totalmente ignorata dai media, e quella di poco successiva e ancor più imponente del Palavobis che segnò definitivamente il risveglio della società civile. Ma è altrettanto vero che la novità del 'girotondo' piacque o disturbò particolarmente, da lì in poi è storia nota. Mi scuso per aver indugiato nel ricordo, non è certo per autocelebrazione, dato che sono assolutamente convinta che per una serie di circostanze particolari ci siano stati attribuiti assai più meriti di quanti non abbiamo, ma è sinceramente disperante che persone estranee ai girotondi continuino a spiegarci cosa siamo e cosa vogliamo. Chi siamo credo di averlo già detto, semplici cittadini con scelte di vita ed idee anche molto distanti fra loro, tutti assolutamente accumunati dall'idea che certi diritti fondamentali siano la base di ogni sistema democratico e siano assolutamente intoccabili a prescindere da qualsiasi idea politica. Quello che voleva lo sparuto gruppo di amici, indignati per quanto stava accadendo, (ben lungi dal sapere che il peggio doveva ancora venire), era semplicemente (semplicemente?) esprimere un disagio, evidenziare dei problemi, informare e coinvolgere anche altre persone, vittime di un'informazione spesso faziosa o solo disattente, di area ulivista e non solo, e anche, certamente, pungolare la nostra opposizione ad un'azione più efficace. Da qui a dire che i girotondi nascano contro i partiti di opposizione, vogliano demolire il sistema delle rappresentanze o siano addirittura contro le istituzioni denota, ad essere benevoli, per lo meno mancanza di informazione. Questo per chiarire, senza illudermi che possa essere l'ultima volta, che l'attribuzione o anche l'appropriazione di tutte le variegate forme di protesta emerse ed emergenti, non pongono solo un problema terminologico ma soprattutto politico. Chiunque abbia condiviso e condivida le intenzioni qui espresse (qualunque sia la modalità per perseguirle o il nome che si è scelto) potrà legittimamente definirsi girotondino, chi non le condivide si farà solo bello con le penne del pavone, utilizzando un'espressione mediatica particolarmente fortunata ma svuotandola di fatto del suo contenuto. Intendiamoci questo non è lo spartiacque tra i 'buoni' e i 'cattivi', so benissimo che accanto a persone chiaramente in malafede o che 'cavalcano l'onda' per battaglie personali, sono moltissimi gli appartenenti ai cosidetti 'corpi intermedi' che si sono scelti ambiti di lavoro più ristretti o più ampi rispetto ai nostri, oppure semplicemente modalità differenti per portarli avanti, e so bene che sono tutti assolutamente legittimi, anzi spesso complementari. Di più: moltissimi di noi esercitano una 'doppia militanza', in associazioni e movimenti che operano in campi differenti, ovviamente compatibili. Mi riferisco naturalmente ai NoGlobal, ai Cittadini per l'Ulivo, a Libertà e Giustizia, al Laboratorio per la Democrazia, ad Articolo 21, ma anche alla miriade delle tante altre utilissime forme di impegno politico e sociale tradizionali o nuove, con le quali ritengo indispensabili un reciproco rispetto e una fattiva collaborazione. Lo stesso rispetto e collaborazione che devono esserci nei confronti dei partiti, che restano pur con i loro ritardi e i loro errori, un'espressione essenziale della democrazia, perché sia possibile costruire tutti insieme un'alternativa credibile e vincente a questo becero governo di centro destra. *Girotondi per la democrazia Milano permanoperlademocrazia@hotmail.com

24 giugno 2003
pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 29) nella sezione "Commenti"

Nessun commento:

Posta un commento

Ringrazio tutti coloro che, venendo in questo spazio, vogliono esprimere la loro opinione. Chiunque puo' lasciare un commento su questo blog e sugli articoli in esso pubblicati. Non è necessario registrasri per farlo, ma è cosa gradita identificarsi per garantire uno scambio di idee schietto e leale.