"Donna non si nasce, si diventa" (Simone de Beauvoir)

lunedì 29 marzo 2010

L'Unità - Elezioni Europee 2004

Votare, votare, votare. E non solo
di Daria Colombo
Quali sono i motivi per andare a votare sabato e domenica? Potremmo parlare del post fascismo di Fini, della volgarità di Borghezio, della demagogia strumentale del “meno tasse per tutti” o dell'arroganza di un presidente del consiglio, candidato ineleggibile, che non accetta alcun contraddittorio ed insegue, dichiarandolo sfacciatamente, la pericolosa china del cinquantun per cento, alla faccia dei suoi stessi alleati. Potremmo citare le miserabili polemiche sulla rovinosa guerra in Iraq, osteggiata di fatto dall'intero centro sinistra e sostenuta di fatto dall'attuale centro destra. O potremmo ironizzare sull'ottimismo fasullo del governo riguardo ad un'economia sempre più in declino, con la gente che stenta ad arrivare alla fine del mese. Potremmo ricordare le svariate leggi “ad personam” e le reiterate minacce all'autonomia della magistratura, oppure le sbandierate “riforme” della scuola e della salute, destinate ad aumentare sempre più il divario tra cittadini facoltosi e quelli meno abbienti. Potremmo ricorrere ancora una volta ai nomi di Biagi, Santoro e Luttazzi, esempi di discriminazione non certamente isolati, in un'informazione che ben poco ha conservato del pluralismo dovuto ai cittadini. Potremmo perfino far leva sul diffuso sentimento di ingiustizia e sull'istinto di rivalsa che ci prende davanti alla marea di spot che sommerge l'elettorato, in una sproporzione propagandistica evidente ed offensiva, dovuta esclusivamente allo strapotere economico. Potremmo... Ma ferma restando la validità di questi e di molti altri argomenti, credo che uno su tutti sia quello che debba spingere coloro che hanno riempito le piazze negli ultimi due anni e mezzo, e non solo loro, ad esprimere massicciamente, attraverso il voto, un dissenso “senza se e senza ma” nei confronti dell'attuale governo di centrodestra, e cioè la maturata consapevolezza che la partecipazione dei cittadini alla vita politica del paese è lo strumento essenziale per garantire non solo l'efficienza, ma la stessa soppravivenza del nostro sistema democratico. Vale la pena di sottolineare qui che l'elemento fondamentale che ha fatto nascere e sviluppare i movimenti di ultima generazione é proprio la riscoperta della volontà di partecipare, contrappasso positivo al richiudersi nel privato o nel lavoro che ha caratterizzato, con qualche eccezione, la società negli ultimi vent'anni. Essere cittadini consapevoli e responsabili oggi non significa più solo consegnare ad un'urna la propria preferenza e delegare esclusivanente agli eletti la gestione della cosa pubblica. La mentalita della delega “tout court” e... “ne riparliamo alle prossime elezioni”, fa parte di una logica superata a favore di una rinnovata volontà di contare, e, perchè no, di condizionare la vita politica del paese, della maggioranza o dell'opposizione, anche attraverso percorsi diversi da quelli tradizionali. Questo ha riempito di nuovo le piazze di folle di tutte le categorie sociali, storiche o recenti. Questo ha fatto nascere, di fronte all'emergenza democratica che attanaglia il nostro paese, una miriade di nuove aggregazioni e di nuove formule espressive in difesa dei diritti. Questo è ciò che potrà contribuire fortemente a cambiare il volto e la stessa essenza di una politica paludata, nella quale la gente sente spesso, a torto o a ragione, di non riconoscersi. Questo, infine, senza nulla togliere alla battaglia parlamentare delle opposizioni, è l'elemento di novità politica dell'infelice era berlusconiana, e ci auguriamo fortemente che coloro che voteremo lo valutino nel giusto significato: come un fenomeno cioè, indiscutibilmente importante e non transitorio, con il quale confrontarsi e soprattutto da non guardare con sufficienza. Fenomeno importante ed originale, dicevamo, che però, si badi bene, non disconosce affatto, nè certamente prescinde, da quello che resta il principale strumento di partecipazione democratica: la possibilità di tutti i cittadini di esprimersi attraverso il voto. C'è un collante che lega fortemente le diversità contenute in un movimento nato sulla difesa dei diritti: la preoccupazione che le scelte dell'attuale governo svuotino di significarto i valori fondamentali della nostra democrazia, ci sembra doveroso sottolineare in questo momento, che tra i valori che dobbiamo continuare ad affermare, persiste sicuramente la libertà di esercitare consapevolmente il diritto di voto. Vale sempre, comunque, la pena di votare, ed è significativo quanto siano più che mai valide ed attuali le argomentazioni a sostegno di questa tesi che si usarono nelle prime elezioni libere del dopoguerra, quando la parola democrazia non era data per scontata dalle nuove generazioni: l'esempio per chi non ne ha ancora capito il valore, il rispetto verso coloro che ben lo comprendono ma non possono esercitarlo, il riscatto di chi, per conquistare questa possibilità, ha lottato e sofferto o addirittura ci è morto. Ma anche, semplicemente, l'acquisizione del diritto di critica o di chieder conto, domani, ai nostri rappresentanti, che può esserci consentita solo dall'aver esercitato il nostro diritto-dovere di elettori. Vale sempre, comunque, la pena di votare, perfino quando si sa di perdere, per la pura affermazione delle proprie idee e del proprio diritto ad esprimerle, ma vale più che mai nei momenti difficili della nostra democrazia come quello attuale, in cui s'intravede tuttavia la possibilità di una sensibile affermazione del cenrtrosinistra, il che significherebbe non soltanto un forte segnale di cambiamento nel paese, ma anche la riaffermazione dei diritti e dei valori per i quali ci siamo mossi e che ci accomunano tutti, noi dell'opposizione, gente di partito o di movimento. Lasciandoci tentare da cinismo, scoramento o frustrazione, non aiuteremo certo il paese nè con la rinuncia, nè con un'astensionismo di protesta, ma di contro, sarebbe assolutamente drammatico, nell'attuale momento storico, ritrovarsi a dire, dopo, che abbiamo perso per una manciata di voti. La scelta di trasversalità del movimento Girotondi per la Democrazia del quale facciamo parte, ci obbliga a non dare specifiche indicazioni di voto, poichè la preferenza di alcuni potrebbe non coincidere con la preferenza di altri, ciascuna legittima, ciascuna rispettabile. Tantomeno crediamo che in questo momento politico tocchi a noi esprimere candidature, nè spingere o sostenere questo o quel candidato (quelli emersi dall'esperienza del movimento infatti, correttamente “portano in dote” esclusivamente la loro storia personale e le loro idee), ma vale la pena una volta di più, di sottolineare l'importanza che le nuove forme della politica, così creativamente espresse da nord a sud del paese, vengano ad affiancarsi alle forme sane che la politica tradizionale ci ha consegnato, in primis il diritto di votare. Un' ultima riflessione. Persiste in Italia la tendenza a considerare le Europee come elezioni non determinanti nella vita politica, ma la difesa della pace nel continente e nel mondo, la salvaguardia degli interessi economici del paese (il problema del prezzo del petrolio, per esempio, sarà sicuramente affrontato meglio con la prospettiva di una moneta europea, che con la nostra vecchia lira) e il tema della difesa dei diritti, per noi determinante, non possono oggi prescindere da un' unione dei popoli europei più forte e più consapevole, tutti noi pagheremmo molto cara l'ingenuità di non capire che i temi legati all'Europa, sono tutti temi assolutamente fondamentali anche per il nostro paese. Non perdiamo l'occasione, sabato e domenica, di esprimere insieme alla nostra preferenza, qualcosa di nuovo, anzi di antico: la forza della partecipazione ed il rispetto per una politica alta, espressione autentica dell'opinione della gente comune. Scegliamo ciascuno la lista, la persona, il programma, che più ci hanno convinto, i più vicini alla sensibilità individuale di ciascuno di noi, ed esprimiamo con lo strumento essenziale che la democrazia ci mette a disposizione, il voto, pure la rinnovata consapevolezza che “se pur noi non ci occupassimo di politica, la politica comunque, si occuperebbe di noi”, facendolo con idee e strumenti che potrebbero anche non piacerci per niente. movimento@girotondiperlademocrazia.it

12 giugno 2004
pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 26) nella sezione "Commenti"

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