"Donna non si nasce, si diventa" (Simone de Beauvoir)

martedì 18 maggio 2010

Nuova opinione su Meglio Dirselo

Un bel romanzo, che inizia in sordina, e poi ti avviluppa, si insinua, fa ricomparire il tuo passato, guardare con ochhi il tuo presente, spiare il futuro. Come ha giustamente detto una lettrice anobiana, Lara potrei essere io. Forse lo sono già, forse lo sar, forse si accumuleranno tanti errori nella mia vita, ma anche tanto da costruire e creare, forse è sempre tutto così difficile, ma ci che possiamo fare è parlare. Parlare ai nostri genitori, prima che sia tardi, al nostro compagno, prima che quell'amore così forte si perda nella quotidianità, ai nostri figli, prima che prendano definitivamente le loro strade, ai nostri amici. Un romanzo che con delicatezza, con una scrittura piana, con dei salti temporali che accompagnano e non disturbano ci accompagna insieme alla protagonista lara, a riallacciare i nodi della sua vita. Splendide le pagine in cui recupera il rapporto da sempre conflittuale con il padre, tra i tavolini di un caffé, come due amanti clandestini, in cui riscopre la complicità con i figli ed il marito, in cui si riappropria dell'amore per il suo lavoro . Mi ci sono ritrovata molto, come carattere. Ma penso che ci si possa ritrovare ogni lettrice, in questa descrizione della quotidianità, che sembra nulla giorno per giorno ed invece, è tutto quello che conta. Una nota, questo è il primo romanzo della moglie di Vecchioni.

2 commenti:

  1. Stefano Carnicelli25/5/10 01:21

    Il Tuo primo romanzo Daria? Il Tuo primo, bellissimo romanzo Daria. Complimenti, complimenti per i contenuti, la storia, i sentimenti e le emozioni che si vivono e respirano tra le pagine del libro. Non so recensire ma voglio ugualmente esprimere qualcosa dopo aver letto, di getto, il Tuo romanzo che, fortunatamente, è arrivato anche a L’Aquila.

    Una ragazza viva e ribelle inserita in una famiglia per bene che ha regole precise. Sono gli anni dei movimenti studenteschi e della contestazione; Lara evade dalla sua piccola famiglia borghese per sposare una vita nuova fatta di sogni e libertà. Con il distacco voluto e cercato, Lara “trasforma il dolore in rabbia e la rabbia in forza”. Il nuovo tempo vissuto a Milano culmina nel sogno, forse, cercato e sognato: Giorgio. Giorgio è l’amore, la certezza, il futuro, il padre dei suoi figli. Con lui, Lara, condivide tutto e lo ama fino a tal punto da consumare, nel tempo, un amore forse sentito in maniera eccessiva negli anni felici. E’ come se amare troppo ed in modo illimitato porta, negli anni a venire, ad un inevitabile ridimensionamento del sentimento stesso. A 50 anni la vita di Lara viene stravolta: la routine e l’indifferenza hanno invaso la sua vita coniugale, il rapporto con gli amatissimi figli non è ideale, la terribile malattia della madre. Sono macigni pesantissimi e Lara non è pronta a sostenerli. Quanti errori si fanno nella vita. Quante inutili e stupidi orgogli portano ad erigere insopportabili barriere umane che privano l’uomo del dialogo. Lara scopre che era “meglio dirselo”, era meglio parlare con sua madre suo padre. Magari un semplice “ti voglio bene” oppure un piccolo gesto, come sfiorarsi le mani, capace di esprimere infinite emozioni al pari delle parole più belle. Ma così non è stato e non sarà; ormai è tardi per parlare con Elsa, sua madre, annullata dalla malattia. Non tutto è perduto. Quel padre, un tempo duro, autoritario, esigente, chiuso, silenzioso, appare a Lara in modo diverso. Lo scopre giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, attraverso dialoghi veri e sereni che un padre dovrebbe sempre avere (e non solo nel momento del bisogno) con i propri figli. Lara scopre e riscopre suo padre come non lo conosceva ed il vecchio ingegnere, invaso da tenerezza, nostalgia ed amore, fa entrare nel suo cuore, finalmente, quella figlia ribelle troppo a lungo ignorata e quasi dimenticata. C’è complicità, c’è voglia di vivere il rapporto tra padre e figlia, c’è reciproca comprensione; i loro incontri fanno bene al cuore. Lara scopre tutti gli errori che accompagnano il suo vivere quotidiano. Si chiede se Giorgio la ama ancora visto che potrebbe avere un’amante; si chiede se i figli la detestano. Lo fa ad alta voce; davanti agli occhi attenti e sereni di suo padre che è sempre lì, nonostante la sua età avanzata, fermo, forte ed immobile come una roccia. E’ decisa a riappropriarsi della sua vita, dei suoi sentimenti, dei suoi affetti. E’ pronta a ripartire, più forte che mai quando arriva un nuovo macigno: il malore che colpisce suo figlio Giacomo. Lara è in ospedale ed aspetta. Aspetta che arrivi un tempo buono per Giacomo. E’ sfinita, disperata ed è sola perché Giorgio e l’altro figlio sono andati a riposare un po’ dopo notti insonni. Ogni tanto chiude gli occhi perché esausta ma all’improvviso incrocia lo sguardo di suo padre. E’ il culmine del romanzo; si da spazio alle emozioni più belle. Non è un sogno; il vecchio ingegnere è lì ed è giusto che stia lì, con sua figlia e suo nipote. Lara piange ma è tranquilla, proprio come quando, da piccola, era sicura che con la presenza del babbo tutto sarebbe andato a posto. Continua a chiudere gli occhi, di tanto in tanto. Poi li riapre e ritrova ogni volta suo padre seduto sempre nella stessa posizione; forte ed immobile come un tempo che prega in silenzio. Forse è bello ritrovarsi dopo tanto tempo trascorso inutilmente nell’attesa, appunto, di ritrovarsi … un giorno. Grazie Daria, grazie di cuore per questo prezioso dono che ci hai regalato.

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  2. Grazie a te Stefano di aver condiviso queste parole che vengono dal cuore!

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