"Donna non si nasce, si diventa" (Simone de Beauvoir)

lunedì 31 maggio 2010

Come mamma ( e papà ) mi han fatta

Dal Secolo XIX

LARA pecca un po’ di onnipotenza. «Eh già, è una donna», sintetizza Daria Colombo. E elemosina amore. Da un marito che ancora la desidera ma che non l’ascolta, da un paio di figli che le sbattono la porta in faccia - sì, lo fanno anche a lei, che è una mamma così libertaria - e da due genitori che non smettono di deluderla e gelare le sue aspettative. Come succedeva quand’era piccola. Ora, che di anni ne ha una cinquantina, è così insicura proprio per quella percepita mancanza d’amore.

«Dalle relazioni che un bambino vive nella sua famiglia impara qual è il suo posto nel mondo e quanto conta» spiega la sociologa Chiara Saraceno «chi pensa di non essere stato amato avrà sempre la terra che gli frana sotto i piedi». Lara, la protagonista di “Meglio dirselo” (Rizzoli, 235 pagine, 18,50 euro), il primo romanzo di Daria Colombo, giornalista, art director e fondatrice del movimento dei Girotondi, oltre che moglie di Roberto Vecchioni, si sente proprio così. «L’amore inespresso nel rapporto con i figli, durante l’infanzia e l’adolescenza, è la chiave di tutto» osserva la neo scrittrice «perché determina la persona che diventeremo». Un condizionamento che emerge da tutti i personaggi del romanzo, costruito sul conflitto generazionale e sulla voglia di rinascita al femminile: da Lara, corazza di donna inarrestabile in realtà in cerca di continue conferme, dal marito Giorgio, che una madre troppo prodiga di elogi ha reso narciso e egocentrico, dalla mamma vecchio stampo e dal padre, cresciuto orfano e quindi incapace di dimostrarle stima e affetto.

È un romanzo che scorre veloce “Meglio dirselo”, che racconta dell’incomunicabilità fra coniugi ma soprattutto fra genitori e figli. Anche, con stupore della protagonista, nell’epoca post ’68, quella delle gerarchie saltate. «Lara era adolescente nei primi anni Settanta e ha avuto un’educazione rigida, un amore sempre misurato. Pensava che le tensioni con i suoi genitori, ipertradizionalisti di provincia, dipendessero da questo» spiega Colombo «ma si è dovuta scontrare con due figli adolescenti chiusi e ugualmente irritati dalle sue intromissioni. È entrata in crisi».

Un’educazione meno rigida, insomma, non salva dalle tensioni. «E per fortuna» commenta Saraceno «il conflitto fra genitori e figli non è basato sull’autoritarismo dei primi, come hanno a lungo pensato i post-sessantottini, ma dal sano percorso di crescita dei ragazzi, che così imparano a prendere le distanze. Il senso di onnipotenza di genitori che parlano dei figli come di “un libro aperto” è preoccupante. È giusto che gli adolescenti, e non solo, rivendichino separatezza e privacy». Bisogna accettare - spiega la sociologa, di cui è in uscita, edito dal Mulino, “Onora il padre e la madre”, scritto con Giuseppe Laras - che i figli talvolta ci chiudano la porta in faccia.

«Quello che semini non va perso» osserva Emilia Marasco, genovese, direttore dell’Accademia ligustica di Belle arti e autrice di “La memoria impossibile”, sulla sua esperienza di madre adottiva: «Spesso la sensazione è quella di aver profuso sforzi invano, ma i valori e gli ideali trasmessi, anche se i genitori non li colgono nell’immediato, contribuiranno a creare adulti più consapevoli». «Noi che abbiamo fatto il ’68» ha detto Sveva Casati Modignani presentando il suo ultimo libro, “Il gioco delle verità”, a Genova «ad un certo punto abbiamo dato per scontato che i nostri figli avrebbero ereditato le nostre vittorie. Non è stato così». Per Lara, la protagonista del romanzo di Colombo, per scontato non si dovrebbe dare nulla. È «meglio dirselo», come suggerisce il titolo. «Oggi, un po’, ci aiutano anche gli uomini» sorride l’autrice «che prima erano padri, mariti e figli impermeabili al dialogo. Ma soprattutto si aiutano le donne, fra loro. Se prima non si parlava per pudore o ipocrisia, ora le donne si confrontano, anche sui fallimenti». “Meglio dirselo”, il romanzo che ha pubblicato sulla spinta dell’«entusiasmo» del marito - il suo primo lettore - è «un libro di grande amore per le donne, normali e sempre eccezionali».

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